Palazzo-Reale-Torino

Con il suo aspetto solenne e imponente, il Palazzo Reale di Torino offre al visitatore la possibilità di ripercorrere più 400 anni di storia sabauda, attraverso affreschi, mobili e dipinti che celebrano un preciso gusto e un puntuale intento politico della famiglia Savoia.

Oltrepassata la sontuosa cancellata in ferro del Pelagi e superati i controlli dei due Dioscuri che dal 1846 sorvegliano l’ingresso del palazzo, è possibile ammirarne ancor più da vicino la magnificenza. Iniziato nel 1584 per volontà del duca Carlo Emanuele I, il “Palazzo Novo Grande” venne ampliato a più riprese, modificato e variato nelle sue funzioni: quasi ogni regnante, infatti, sentì l’esigenza di lasciare un proprio segno nell’abitazione ufficiale della corte, chiamando all’opera i più importanti architetti, scultori, ebanisti e pittori del tempo. Da Castellamonte a Benedetto Alfieri, da Seiter a Beaumont, da Ladatte e Boucheron, per la residenza cittadina si richiese solo il meglio che lo scenario artistico piemontese (e non solo) poteva offrire in ogni epoca. Fu in particolare Vittorio Amedeo II a cercare di ricreare all’interno delle sale di Palazzo Reale una “Galleria delle scuole d’Italia”, dove trovassero posto i migliori artisti che operavano non solo nell’allora Regno di Sardegna, ma anche a Roma, Napoli e Venezia: le eccellenze di tutta la penisola vennero convocate a corte per celebrare la grandezza del sovrano.

Una volta entrati, il percorso museale si presenta particolarmente accattivante, visto che coincide con il tragitto che ciascun ospite era chiamato a percorrere per arrivare alle camere d’udienza del re: seguendo quindi il cerimoniale settecentesco, anche il visitatore moderno si addentra sempre più internamente nel palazzo e, scivolando ammirato di sala in sala, può arrivare fino a “sbirciare” nelle camere più private dei sovrani. Benché le stanze visitabili costituiscano solo una parte del complesso edificio, è possibile assaporare parte di quella formalità e ufficialità che i Savoia avevano cercato di trasmettere in quello che era il loro più importante edificio di rappresentanza. In particolare, la decorazione pittorica rivela una forte volontà auto celebrativa della famiglia che, in fregi, affreschi e tele ricorda le nobili origini della sua stirpe.

Palazzo-Reale-di-TorinoPer capirlo, è sufficiente imboccare il magnifico scalone che porta al piano nobile: costruita in occasione dell’ascesa al trono di Vittorio Emanuele II, la scalinata è sovrastata da un magnifico affresco del Morgari, che ricorda proprio L’apoteosi di Carlo Alberto confrontato con Emanuele Filiberto, predecessori del nuovo re, e circondata da imponenti quadri che evocano episodi chiave nella storia della casata, dal matrimonio di Adelaide di Susa (colei che porterà in dote i primi territori italiani, permettendo così ai Savoia di proiettarsi “al di qua” delle Alpi e iniziare la loro storia in Piemonte) alla visita del celebre poeta Torquato Tasso. Proseguendo nel percorso, i riferimenti alle nobili origini e al valore dei Savoia non mancano, come nel glorioso Salone degli Svizzeri, dove la genesi della famiglia viene fatta risalire alla stirpe dei Sassoni. Motti, sigle, ritratti di uomini illustri e allegorie di virtù contribuiscono ad aumentare la solennità del palazzo e noi visitatori, che ne percorriamo con il naso all’insù le sontuose stanze, non possiamo che rimanere incantati ad ammirare ogni dettaglio, ogni decoro e opera d’arte simbolo di quella lontana epoca dorata.

Sara Vescovo