“Chi a vëdd Turin e nen la Venerìa, a vëdd la mare ma nen la fija.
Passeggiare per il borgo di Venaria Reale permette di comprendere meglio questo simpatico proverbio piemontese che sembra suggerire solo una cosa: non si può visitare Torino senza fare tappa anche a Venaria. Ancor più valido da quando, negli ultimi decenni, è stata teatro di importanti progetti di valorizzazione.
Nell’immaginario questo Comune è associato alla sua Reggia, che ne incorona la bellezza e la sontuosità con il toponimo di “Reale”, che affianca quello più austero di “Venaria”, dal latino venor–venaris, a ricordare l’origine del luogo legato ai Savoia che lo trasformarono in una riserva di caccia. Il duca Carlo Emanuele II comprò, infatti, i villaggi di “Altessano Superiore” e “Altessano Inferiore” dalla famiglia milanese dei Birago , ribattezzando la località nel 1659 con il nome che ancora oggi la rende famosa. Il borgo nasce in contemporanea alla Reggia seguendone da vicino le vicissitudini, intorno alla seconda metà del XVII secolo, quando il duca volle realizzare una nuova residenza di caccia con giardini, costruzioni di servizio e riedificare l’antico villaggio di origine medievale con edifici che potessero ospitare dignitari di corte, manifatture da seta e botteghe.
Per meglio comprendere l’evoluzione del borgo, dalle sue origini al giorno nostro, basta incamminarsi verso la Reggia partendo da Piazza Vittorio Veneto. Percorrendo Via Mensa, l’antica contrada maestra, si noterà subito che l’obiettivo degli edifici che vi si affacciano è solo uno: fare da quinta scenografica alla Reggia che si trova al fondo del percorso. Le strutture, alte circa 12 metri, con le loro linee architettoniche costanti non turbano in alcun modo la prospettiva incentrata sulla residenza sabauda. Il lungo rettilineo è interrotto solo da Piazza della Santissima Annunziata, tappa intermedia del percorso ed elegante esempio di architettura barocca. Prima di arrivare sulla piazza è possibile fare una piccola deviazione, anche nel tempo, su Via Giuseppe Mazzini per attraversare la Ceronda e immergersi in un altro periodo storico molto importante per la cittadina, quello legato all’azienda Snia Viscosa. Nel primo dopoguerra in quest’area sorgeva, infatti, la sede di uno dei più importante stabilimenti specializzati nella produzione di fibre tessili sintetiche. Non stupisce, allora, ascoltare i racconti dei venariesi che ricordano due cose in particolare di questa ditta: l’odore legato al trattamento del solfuro che si spargeva talvolta nell’aria e la sirena che scandiva gli orari di inizio e fine turno.
Dopo aver goduto del panorama che dà sulla Ceronda, tornando su Via Mensa, è possibile ammirare il Palazzo dei Principi di Carignano noto anche come “Infermeria Quadrupedi”, che risale al 1670 circa. Il palazzo proprietà del Principe Emanuele Filiberto di Savoia, ospitò i dignitari di corte e nel Settecento il II Reggimento della Guardia di Sua Maestà. Con una corte chiusa all’interno, il piano terreno del palazzo era in origine adibito a scuderia e dal 1818 divenne sede della “Regia Scuola di Veterinaria”. Il 20 settembre 1823 qui nacque Michele Lessona, il più celebre cittadino di Venaria e pluridecorato Senatore del Regno.
Si torna poi verso Piazza dell’Annunziata dove, al centro, due colonne sostengono le statue della Vergine Maria e dell’Arcangelo Gabriele. Il tema dell’Annunciazione e la forma particolare della piazza richiamano l’Ordine Supremo della Santissima Annunziata, la massima onorificenza dei conti e dei duchi di Savoia. La piazza, interamente porticata, ha due chiese gemelle di cui solo una non ha perso la sua funzione originaria, mentre l’altra è oggi sede dell’ospedale del paese.
Puntando in direzione della Reggia si costeggiano le traverse di via Pavesio e via XX settembre dove, nella metà del Settecento, sorgeva un intero isolato denominato Corte Pagliere con un magazzino per la biada e il fieno. La destinazione di questo isolato cambia nel corso dell’Ottocento quando diventa sede della Scuola d’Equitazione d’Artiglieria: in questo momento viene edificato il fabbricato della Cavallerizza La Marmora, che ancora oggi chiude la corte.
Prima di giungere a Piazza della Repubblica un’ultima sosta può essere fatta lungo via Cesare Battisti, un tempo Via dei Mulini, sede di un importante filatoio già nel 1670, che rappresenta la via dove erano ubicati i mulini delle granaglie e della seta.
La passeggiata può ultimare presso Piazza della Repubblica, dal prospetto volumetrico discordante rispetto al borgo cittadino a causa dei rimaneggiamenti effettuati dagli architetti Michelangelo Garove e Filippo Juvarra. Le conseguenze di diverse vicissitudine hanno causato oggi la scarsa visibilità della Chiesa di Sant’Uberto, capolavoro del barocco internazionale realizzato da Juvarra e l’asimmetria di tutto l’impianto sabaudo. Mentre la semiedra attigua alla Chiesa di Sant’Uberto è originale, di epoca seicentesca, quella opposta ad essa è stata ricostruita nella seconda metà del Novecento, dopo che fu sede di una caserma militare per tutto l’Ottocento.
La visita al borgo può ultimare qui, ma comprendere Venaria Reale significa anche concedersi il tempo per visitare le mete che oggi la rendono famosa come la Reggia, il Parco della Mandria o il Borgo Castello; significa immergersi nei racconti degli abitanti del luogo che a volte sembrano descrivere il volto di una città scomparsa se paragonata a quella odierna, degna figlia della madre Torino.
Alice Petrongolo