“Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare” (B. Munari)
Tra le mostre imperdibili di questo 2017 figura senza alcun dubbio la nuova esposizione del Museo Ettore Fico, dedicata a Bruno Munari, genio indiscusso dell’arte e del design del XX secolo .
“Bruno Munari, artista totale” presenta al pubblico una selezione di oltre 300 pezzi, che spaziano dalla prima produzione degli anni ’30 fino ad arrivare agli anni immediatamente precedenti la morte, avvenuta nel 1998. L’intenzione di provare a raccontare la complessa figura dell’artista trova una sua azzeccata esplicitazione nell’esposizione di opere che raccontano Munari in qualità di pittore, ma anche scultore, designer, grafico, pedagogista, scienziato.
Noto membro del futurismo e fondatore nel 1948 del MAC (Movimento d’Arte Concreta), Bruno Munari risulta in realtà un artista difficilmente inquadrabile in una specifica corrente artistica. Questa sua poliedricità si rispecchia anche nella diversità di stimoli carpiti durante i suoi primi anni di lavoro, ben illustrati nelle opere del piano terra del MEF. Le influenze di Mondrian, di Depero ma anche di Prampolini e del Bauhaus, sono reinterpretate dall’artista seconda una sua personale cifra stilistica, facendo proprie le più importanti tendenze del secolo scorso. Lo raccontano i diversi collage, i Negativo-positivo, ma soprattutto le bellissime Macchine inutili e le altre sculture volanti, che si librano leggere nel salone finale, ponendosi in un costante dialogo con lo spazio circostante.
Salendo al piano superiore, numerose vetrine e pannelli ospitano disegni, libri, collage e oggetti di design che approfondiscono ulteriormente questa figura quasi leonardesca, vista la sua capacità, simile a quella del grande artista rinascimentale, di riuscire a considerare l’arte come un’esperienza totale, in grado di comprendere tutto l’universo conoscibile.
Molto interessanti e, come sovente capita con Munari, altrettanto divertenti, sono alcune opere che indagano il rapporto dell’artista con la scienza e la tecnologia: i Polariscop, strumentazioni che mostrano colori cangianti a seconda dell’intervento dello spettatore, le Curve di Peano e le celebri xerografie sfatano l’idea secondo la quale gli uomini di scienza debbano essere forzatamente noiosi, mostrando il lato ludico e scherzoso del geniale artista.
Tale carattere ironico, si ritrova con chiarezza anche in tutta la sua produzione: dalle Sculture da viaggio (cartoncini ritagliati e piegati in modo da acquistare tridimensionalità) agli oggetti di design, come ad esempio le geniali Forchette parlanti, i cui rebbi sono piegati in pose bislacche, quasi a suggerire diversi stati d’animo delle posate.
Corposo e variegato è il nucleo editoriale, con alcuni libri che scaldano il cuore a tutti gli interessati di pedagogia infantile, come per esempio i famosi Prelibri, piccoli volumi pensati per i piccolissimi, realizzati in carta, panno, legno o plastica che più che letti vanno toccati, invitando i bambini a familiarizzare in maniera fantasiosa e divertente con uno strumento che li accompagnerà in tutto il corso della loro vita.
Le importanti collaborazioni intraprese dall’artista si ritrovano negli oggetti realizzati per Danese, Campari, Swatch, Nova Milanese, Corraini, dove Munari studia con metodo il mercato di settore riuscendo sempre a proporre soluzioni originali, divertenti e innovative. La Lampada Falkland e l’Abitacolo sono solo due delle invenzioni di Munari che hanno cambiato lo stile di tante case italiane e non.
Atipico, anomalo, geniale, Munari riesce ad attraversare tutto il ‘900, riuscendo comunque a risultare attualissimo, continuando a costituire fonte inesauribile di idee e di ispirazione ancora oggi.
Ma come al solito, il MEF non si accontenta di una sola mostra, ed ecco quindi che accanto al gigante Munari si affianca il giovane Cosimo Veneziano, nato nel 1983 a Moncalieri. Il mezzanino del museo ospita infatti una parte di Petrolio, mostra che l’artista ha allestito alla galleria Alberto Peola, e in cui indaga il vasto repertorio iconografico che attraverso i monumenti cittadini costituisce parte essenziale del nostro tessuto urbano.
Ancora una volta, il MEF centra il bersaglio con una accoppiata di mostre che non potrà che risultare vincente!
Sara Vescovo