Le botteghe artigiane sono una realtà preziosa al giorno d’oggi: trasmettono saperi e valori antichi alle nuove generazioni. Quando poi lo fanno riuscendo a restare al passo con i tempi, aggiornando prodotti, servizi e anche la loro comunicazione verso il mondo esterno, i risultati sono ancora più positivi.
La Bottega Fagnola ne è un perfetto esempio. Si occupa da più di sessant’anni di legatoria, cartotecnica e restauro per archivi e biblioteche a Torino e lo fa, ieri come oggi, con dedizione, cura ed entusiasmo. Sul sito internet e sui canali social, usati in modo efficacemente interessante, si definiscono “una grande famiglia, ispirata alle atmosfere delle antiche botteghe artigianali dove circolavano e venivano tramandati saperi secolari. Nel laboratorio di Torino, sotto la guida di Luciano e Paola, lavora uno staff di artigiani specializzati nei diversi ambiti.”
Luciano e Paola, padre e figlia. Un mestiere che diventa il fil rouge che lega due generazioni alla stessa passione. Abbiamo intervistato Paola Fagnola per farci raccontare cosa significa lavorare al giorno d’oggi in una bottega artigianale.
La passione per il tuo mestiere è nata in famiglia. Qual è l’apporto che dai ogni giorno in quanto “nuova leva” di questo mestiere?
A 15 anni ho annunciato a mio padre, maestro rilegatore e restauratore: “Voglio fare il tuo mestiere”. Lui ha risposto “se tra cinque anni sei dello stesso parere ne riparliamo”. Di anni ne son passati più di 15 e non ho mai cambiato idea.
A 21 anni ho cominciato a seguire i corsi al centro del Bel Libro di Ascona, piccola cittadina sulle rive Ticinesi nel Lago Maggiore in cui si perfezionano legatori, professionisti e amatori da tutto il mondo. Dopo, la Scuola di Alta Formazione per Restauratori a Roma. Ho incontrato insegnanti eccezionali, ognuno con una personalità e una competenza tecnica diversa, ognuno mi ha insegnato qualcosa. Ho imparato che ci sono molti modi per essere un legatore, ho imparato che non c’è un unico restauro e che non bisogna mai smettere di chiedersi quale sia la via migliore, ho imparato ad essere curiosa e la ricchezza della contaminazione tra diverse arti e discipline. Quello che sento di poter dare a questo lavoro è un approccio interdisciplinare, una conoscenza più scientifica e una preparazione più solida nella parte teorica e storica del restauro – negli anni ’70 non esisteva la laurea per i Restauratori, dal 2011 c’è un percorso di studi fatto di pratica e di teoria con parametri stabiliti per legge – e un approccio alla legatoria che attinge alle conoscenze internazionali, un occhio alle nuove tecnologie legate al digitale, che danno la possibilità agli artigiani di raccontarsi e raggiungere persone di tutto il mondo.
Per il mese di aprile la Bottega propone dei workshop di approfondimento, uno sull’identificazione delle tecniche di stampa e l’altro sui materiali dello scriptorium medievale e dei suoi splendidi manoscritti pergamenacei. Perché avete deciso di aprire il vostro laboratorio e offrire corsi come questi e i tanti altri che proponete durante l’anno?
Sia la legatoria che il restauro librario, sono mestieri di nicchia, spesso le persone che incontro non sanno neanche che esistono queste professioni. Però incuriosiscono, sia chi è appassionato di storia e di libri, sia chi è affascinato dall’artigianato o sensibile al ritorno dell’handmade e all’unione tra design e artigianato.
Confrontandomi poi con alcune ex compagne della scuola di restauro, anche loro ora docenti nella stessa scuola, ci siamo rese conto che dalla contaminazione dei nostri diversi ambiti di disciplina potevano nascere degli approfondimenti interessanti. Nella mia formazione il conoscere facendo, quello che viene definito in inglese “learning by doing”, è stato non solo fondamentale ma estremamente efficace: per esempio, quale modo migliore per capire la manifattura della carta di stracci, che provare a realizzare un foglio noi stessi? Questi corsi, come tutti quelli più o meno specialistici che proponiamo periodicamente, hanno un carattere esperienziale e attingono non solo al piacere di fare qualcosa con le mani, ma anche al contenuto storico e culturale che si può apprendere e apprezzare attraverso questi gesti.
Cosa speri di trasmettere a chi si accosterà a questi corsi?
Il massimo della soddisfazione sarebbe trasmettere un po’ della passione che abbiamo qui in Bottega per quello che facciamo. Mi piacerebbe che i partecipanti trovassero in queste proposte dei contenuti utili, a livello professionale o per i propri progetti personali. E, ovviamente, che trascorrano una giornata piacevole, interessante e tornino a casa soddisfatti di quello che hanno prodotto e appreso.
Ne siamo certi. Perché è impossibile rimanere indifferenti di fronte a questo affascinante mondo fatto di perizia artigianale, conoscenze tramandate di generazione in generazione e tanta ostinata passione.
Stefania Bonino