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Essere una guida turistica ai tempi del coronavirus
Mi capita spesso di pensare che faccio uno dei lavori più belli al mondo, un lavoro che ha a che fare con la comunicazione, la storia dell’arte e il turismo. Ho il privilegio di accogliere le persone in un museo o in un centro città, ho il piacere di fare didattica con i più piccoli per avvicinarli alle meraviglie dell’arte e del nostro patrimonio culturale. La mia sede di lavoro varia a seconda del servizio che devo soddisfare: può essere un’aula di una scuola, una sala museale o la piazza di un antico borgo. Il mio lavoro è in
Basilico e Fico. Due linguaggi opposti in mostra al MEF
L’ingresso del Museo è un grande imbuto nero che proietta il visitatore in un corridoio stretto e alto che si riapre al fondo in uno spazio bianchissimo inondato di luce. Questo gioco purissimo ed essenziale di bianchi e di neri è sublimato, in questo periodo, dagli scatti di Gabriele Basilico all’interno della mostra inaugurata il 10 aprile ed aperta fino al 14 luglio. Fotografo di fama internazionale, ma prima di tutto architetto, Basilico segue i primi tre anni di università prima di ritrovarsi a Torino per il servizio militare alla caserma Cavour. Tornato a Milano dopo il congedo scopre
Il Castello di Rivoli tra passato e presente
Parlare del Castello di Rivoli senza dar risalto a quel connubio tra passato e presente che lo caratterizza non è possibile. La particolarità di questo luogo risiede proprio nella forte relazione che si è instaurata tra il contesto storico in cui fu progettato e le opere d’arte contemporanea esposte oggi al suo interno. Varcato l'ingresso, la sensazione di visitare un cantiere sospeso nel tempo è forte, ma viene mitigata dalla presenza di installazioni contemporanee. La sospensione dei lavori è evidente già attraversando l’atrio a cielo aperto che conserva le tracce dell’imponente progetto juvarriano mai concluso. Filippo Juvarra, nominato da re
La Pinacoteca Agnelli. Uno scrigno sul tetto.
Nel 1915, sulla scia dell’entusiasmo siderurgico dettato dalla Prima Guerra Mondiale viene intrapresa la costruzione del Lingotto che da lì a poco sarebbe stato teatro del febbrile successo della Fiat: inizialmente divisa tra via Madama Cristina e Corso Dante, la Fabbrica Italiana Automobili Torino nata nel 1899, condensa finalmente la produzione in un unico grande stabilimento che riprende quello della Ford ad Highland Park (USA) visitato da Giovanni Agnelli nel 1912. L’Ingegnere Mattè Trucco e, per quanto riguarda l’architettura strutturale, l’ingegner Porcheddu sono i progettisti di ciò che pare un grattacielo sdraiato, o per utilizzare una definizione di Le
Guarini e le cupole di San Lorenzo e della cappella della Sindone: allusioni di Infinito.
“L’Architettura, sebbene dipende dalla Matematica, nulla meno ella è un’Arte adulatrice, che non vuole per la ragione disgustare il senso: […] quando […] si tratta che le sue dimostrazioni osservate siano per offendere la vista, le cangia, le lascia ed infine contraddice alle medesime.” Così scrive Guarino Guarini nel terzo capitolo della sua Architettura Civile definendo perfettamente ciò che con azzardo e maestria progetta e realizza. Padre Teatino, architetto, autore di trattati di geometria, filosofia, teologia, esperto di astronomia, personalità geniale e caleidoscopica, Guarini arriva nella capitale dell’allora ducato sabaudo nell’autunno del 1666, chiamato da Carlo Emanuele II per
100% Italia. Cent’anni di capolavori in mostra al Museo Ettore Fico
Ha da poco inaugurato al Museo Ettore Fico 100% Italia, la grande mostra dedicata agli ultimi cento anni di arte italiana, dall’inizio del Novecento ai giorni nostri. Un’occasione straordinaria per immergersi nel panorama artistico dell’ultimo secolo in relazione agli aventi storici che più lo hanno caratterizzato. La mostra è suddivisa su più sedi tra Torino, Biella e Vercelli, e ricompone in un panorama esaustivo il ruolo preminente dell’arte italiana a livello europeo e mondiale. Questo indiscusso ruolo da protagonista è ben testimoniato da tutti gli artisti esposti che hanno saputo confrontarsi via via con i vari movimenti internazionali, rielaborando
“Chi vede Torino e non Venaria, vede la madre ma non la figlia”
"Chi a vëdd Turin e nen la Venerìa, a vëdd la mare ma nen la fija. Passeggiare per il borgo di Venaria Reale permette di comprendere meglio questo simpatico proverbio piemontese che sembra suggerire solo una cosa: non si può visitare Torino senza fare tappa anche a Venaria. Ancor più valido da quando, negli ultimi decenni, è stata teatro di importanti progetti di valorizzazione. Nell'immaginario questo Comune è associato alla sua Reggia, che ne incorona la bellezza e la sontuosità con il toponimo di “Reale”, che affianca quello più austero di “Venaria”, dal latino venor-venaris, a ricordare l’origine del luogo
La mia prima volta a Torino
Era il maggio di tre anni fa, ricordo molto bene. Un periodo particolarmente fervido per la città di Torino, che vede rinnovarsi, come ogni anno da trent'anni, l’appuntamento con il Salone Internazionale del Libro. Avevo preso un treno nel tardo pomeriggio da Firenze, la città in cui vivevo in quel periodo della mia vita, per riuscire ad arrivare a Torino per l’ora di cena. È l’orario e il periodo perfetto per raggiungerla: a primavera inoltrata la luce rosea della prima sera accende di riflessi le cime che circondano la città, quasi come fossero quinte teatrali. Una volta giunta a
Bottega Fagnola: una bottega artigiana nel XXI secolo
Le botteghe artigiane sono una realtà preziosa al giorno d’oggi: trasmettono saperi e valori antichi alle nuove generazioni. Quando poi lo fanno riuscendo a restare al passo con i tempi, aggiornando prodotti, servizi e anche la loro comunicazione verso il mondo esterno, i risultati sono ancora più positivi. La Bottega Fagnola ne è un perfetto esempio. Si occupa da più di sessant’anni di legatoria, cartotecnica e restauro per archivi e biblioteche a Torino e lo fa, ieri come oggi, con dedizione, cura ed entusiasmo. Sul sito internet e sui canali social, usati in modo efficacemente interessante, si definiscono “una
Filippo De Pisis, fra pittura, musica e poesia al Museo Ettore Fico
Tra i primi musei torinesi a inaugurare in questo 2018, il Museo Ettore Fico dedica il suo spazio a un'imperdibile mostra su uno dei maggiori interpreti della pittura italiana di metà Novecento: Filippo De Pisis. Eclettico connoisseur fra pittura, musica e poesia. Con un percorso di circa 150 opere, l'esposizione, organizzata in collaborazione con l'Associazione per Filippo De Pisis, immerge fin dall'inizio lo spettatore nel mondo dell'artista. Sala dopo sala, incontriamo nuclei tematici e città, compagni di viaggio e passioni che hanno permesso a De Pisis di sviluppare una poetica personalissima, e che hanno disegnato il suo percorso artistico.