Matisse-Palazzo-Chiablese

La mostra Matisse e il suo tempo, da poche settimane inaugurata a Palazzo Chiablese, presso il Polo Reale di Torino, vuole restituire attraverso le 97 opere esposte una visione più completa della figura del grande pittore, considerato l’iniziatore e il caposcuola del movimento Fauve.

Personaggio autorevole e determinato, spesso dipinto come unico e incomparabile, solitario nella sua eccezionalità, Matisse si rivela al contrario permeabile e ben inserito nel contesto europeo di inizio secolo, grazie al gioco di rimandi e confronti che si instaura tra i diversi pezzi in mostra, sapientemente selezionati da Cécile Debray, conservatore del Centre Pompidou di Parigi. Circa la metà delle opere presenti nelle sale, infatti, non appartiene al pittore de La Danza, ma ad altri suoi contemporanei con i quali Matisse instaurò un intenso scambio di idee e teorie, sia attraverso una fitta corrispondenza epistolare sia grazie a intense e frequenti “sedute di lavoro” presso le sue case a Collioure e a Nizza. Le somiglianze tra i diversi dipinti non vanno tuttavia ricercate in similitudini formali, tematiche o tonali, quanto piuttosto in un più generale “spirito del tempo”, che permea tanto le opere di Matisse quanto quelle di Braque, Renoir, Juan Gris, Derain e Léger, sebbene con declinazioni differenti, e che restituisce un ritratto del grande maestro in una nuova prospettiva: Matisse non solo punto di riferimento per tanti pittori di inizio ‘900, ma artista capace di guardare con occhio curioso ai suoi contemporanei.

Nelle coinvolgenti sale della mostra, emerge in particolare un raffronto significativo, dapprima quasi solo sussurrato e poi esplicitato con vigore: quello con Picasso. Carismatico l’uno, timido l’altro, i due grandi della pittura di inizio secolo vennero fin da subito considerati agli antipodi: colore contro linea, curve contro angoli acuti, “polo nord e polo sud”, inscenando una rivalità che, di fatto, più che veritiera era funzionale alle politiche collezionistiche dei grandi mecenati dell’epoca. Il dialogo costante che Matisse ebbe con i pittori cubisti è ben visibile infatti nell’enigmatica Porta-finestra a Collioure, in numerose sculture presenti in mostra e nella raffinata serie di disegni, precisi omaggi alle incisioni picassiane.Matisse-Palazzo-Chiablese
La complessità e la ricchezza della poetica di Matisse si snoda in seguito attraverso le diverse sezioni della mostra, illustranti i numerosi e fecondi rapporti che l’artista ebbe con i maggiori esponenti orientalisti, futuristi, espressionisti e surrealisti che influenzarono e rimasero influenzati dal maestro. Un Matisse quindi non refrattario ma sensibile e attento, eclettico e multiforme, capace di interpretare in più di cinquant’anni di carriera il proprio tempo, risultando sempre attuale fonte d’ispirazione per le nuove generazioni. A riprova di ciò, le ultime sale dell’esposizione presentano uno dei periodi più affascinanti dell’artista: le carte ritagliate degli anni ’40. I coloratissimi collage si rivelano il mezzo più efficace per lasciar spazio alla fervida immaginazione dell’artista, che non è più costretto a scegliere tra la linea e il colore, riuscendo con un solo colpo di forbice a far coincidere campitura e superficie, in un raffinato gioco di forme. Dalle carte ritagliate alle grandi tele di lino stampate, che diventeranno punto di riferimento anche per gli artisti del movimento Supports/Surface, iI passo è breve: Il Mare e Il Cielo dell’Oceania concludono sì il percorso espositivo, ma aprono la strada a una nuova concezione dello spazio pittorico, delle forme e del colore che troverà in Jackson Pollock, Simon Hantaï e Mark Rothko i suoi più temerari rappresentanti.

Al visitatore non resta che lasciarsi trasportare, sotto l’egida del grande maestro, in quello che è stato il “tempo di Matisse”, in un’altra grande mostra del Polo Reale di Torino!

Sara Vescovo